Dal luglio 2020, e dopo anni di pressioni e richieste da parte della società civile, in sede di Commissione Europea è in lavorazione il testo di una Direttiva comunitaria che ha l’obiettivo di limitare gli abusi dei diritti umani e dei danni ambientali perpetrati dalle imprese tra le pieghe delle proprie filiere produttive.
Moltissime aziende, infatti, estendono le proprie catene del valore su una scala sempre più globale e, insieme alla produzione, delocalizzano anche i propri impatti negativi e la responsabilità ad essi correlata.
Negli anni sono state numerose le cause intentate dalle vittime di tali abusi per porre rimedio a questa situazione di ingiustizia e impunità, ma il panorama giuridico in questo campo è complesso e confuso. Nella maggior parte dei casi i tribunali si dichiarano non competenti e rimandano ai loro omologhi nei Paesi di origine delle vittime, dove i fatti sono occorsi. Quando si riesce a sfondare il muro di gomma della “non giurisdizione”, non è raro che la causa rimanga aperta per tempi lunghissimi, rischiando la prescrizione, o che, giunti a sentenza, non venga riconosciuto un risarcimento adeguato.
Con una Direttiva Europea forte, le imprese, tutte, sarebbero obbligate a svolgere una “due diligence” in materia di diritti umani e ambiente, in modo da individuare, prevenire e mitigare gli abusi compiuti lungo le proprie filiere produttive. Contemporaneamente, attribuendo una responsabilità civile in capo alle imprese europee, i giudici avranno l’agibilità necessaria a valutare le accuse delle vittime, sia europee che residenti all’estero, sanzionando le imprese, laddove ritenute colpevoli di negligenza, colpa o addirittura dolo.
Impresa 2030 – Diamoci una regolata è promossa da Mani Tese e un network di organizzazioni storicamente impegnate nella promozione della giustizia sociale, economica e ambientale. L’obiettivo è fare pressione sulle istituzioni italiane ed europee che saranno coinvolte nel processo di negoziazione della futura Direttiva affinché il testo della stessa non venga stravolto e indebolito dalla lobby dei settori industriali che più si oppongono ad obblighi e responsabilità chiare.
Una opposizione ideologica che contrasta con i Principi Guida della Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani, approvati nel 2011 e basati su tre pilastri fondamentali:
- il dovere degli Stati di proteggere dagli abusi e dalle violazioni;
- la responsabilità delle imprese nel rispettare e far rispettare i diritti umani in tutti i passaggi della propria filiera;
- il diritto di accesso alla giustizia da parte delle vittime di tali violazioni.
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