10 fatti sull’agricoltura contadina in Europa
Una panoramica del mondo contadino europeo e delle piccole aziende che producono quel cibo buono, sano e sostenibile che cerchiamo ogni giorno
Per prepararci alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 Ottobre) proponiamo un approfondimento tematico sull’agricoltura contadina in Europa tramite 10 Fatti che ci restituiscono una panoramica del mondo contadino europeo e della situazione in cui versano le piccole e medie aziende impegnate nel produrre quotidianamente quel cibo buono, sano e sostenibile che il consumatore italiano va sempre più cercando.
1. Quanti contadini ci sono in Europa e quanta terra lavorano?
In Europa sono impegnate nel lavoro agricolo 25 milioni di persone. La maggioranza sono piccoli contadini. Questo si può dedurre dal fatto che delle 12.248.000 aziende agricole, solo il 3% sono quelle che si estendono per più di 100 ettari. Questa minoranza controlla il 50% del territorio agricolo europeo lasciando il restante 50% in condivisione tra tutte le altre aziende che rappresentano il 97% del totale (e non superano i 10 ettari ciascuna).
2. Piccoli agricoltori nutrono gli abitanti dell’Europa
Pur possedendo una superficie arabile tra il 30 al 50% di quella totale, i produttori di piccola scala forniscono l’89% degli alimenti consumati dalla popolazione europea. Lo dimostrano i dati di Eurostat da cui, tra l’altro, si deduce che in 21 Paesi dell’UE le aziende contadine hanno un Margine di Contribuzione Lordo (differenza tra i ricavi totali della produzione ed i costi degli input agricoli) più alto per ettaro rispetto alle aziende agricole industriali.
3. Le piccole aziende agricole creano occupazione
Nei 28 Paesi dell’Unione Europea, le aziende agricole sopra i 100 ettari generano solo il 5% dell’occupazione nel settore agricolo. Prendendo come esempio il comparto del latte, un’azienda di larga scala ha bisogno di 1.9 unità di forza lavoro per produrre 1 milione di litri di latte. Nell’economia basata sull’agricoltura contadina la stessa quantità viene prodotta con 3.3 unità. Questo esemplifica l’efficienza nella creazione di posti di lavoro dell’agricoltura contadina tramite piccoli investimenti di capitale.
4. L’agricoltura contadina basata sull’agroecologia usa molte meno risorse
Le piccole aziende agricole sfruttano proporzionalmente meno combustibili fossili sia nella produzione che nella distribuzione. Per produrre per esempio un 1kg di carne si usano 8.800 chilocalorie in una piccola azienda agricola mentre più di 10.000 in un’azienda agricola di stampo industriale.
“I metodi di allevamento di bovini nutriti a foraggio consumano il 50% in meno di energia fossile rispetto ai metodi di allevamento che prevedono bovini nutriti in modo convenzionale”.
5. Le politiche pubbliche sono a beneficio dell’Agrobusiness e dell’esportazione
La Politica Agricola Comune (PAC) è una delle più importanti politiche pubbliche in Europa. La PAC del 2014-2020 ammonta a 400 miliardi e rappresenta il 40% circa del budget europeo. Eppure il modello corrente è chiaramente sbilanciato nella distribuzione di questi aiuti economici. I più grandi beneficiari della PAC sono infatti i grandi proprietari terrieri ed i BIG dell’agrobusiness, non le aziende contadine. Nel 2011, per esempio, le più grandi aziende agricole (1,5% del totale) hanno ricevuto 1/3 dei sussidi della PAC.
6. Chi sono i perdenti rispetto ai sussidi pubblici?
Si è verificato un graduale cambiamento nei sussidi della PAC: dai sussidi dati per incentivare la produzione di un determinato prodotto ai sussidi forniti all’agricoltura indipendentemente dalla tipologia di produzione che l’agricoltore porti avanti. Gli aiuti (ossia i “pagamenti diretti”) vengono in questo modo slegati da come i terreni agricoli vengono utilizzati e distribuiti in base alla sola superfice agricola utilizzabile (SAU). Questo cambiamento va di pari passo con il drammatico fenomeno di concentrazione della terra nella mani di poche grandi aziende.
7. I contadini stanno scomparendo e la terra si sta concentrando nelle mani di pochi
Nel periodo tra il 2000 ed il 2012, in Europa sono scomparsi 4.8 milioni di lavoratori full-time nel settore agricolo. L’Europa ha perso 1/3 delle piccole aziende agricole dal 2003 (12 milioni di aziende agricole) al 2013 (8 Milioni di aziende agricole). Inoltre, la terra è sempre più utilizzata per pratiche non agricole come l’urbanizzazione, l’industria estrattiva, la produzione di petrolio e di gas, gli investimenti sull’energia rinnovabile, i trasporti, il turismo, i centri commerciali e così via.
8. Crolla il reddito dei piccoli, sale alle stelle il profitto dei grandi
I margini di guadagno del settore agricolo sono stati usurpati dalle industrie degli input agricoli (sementi, fertilizzanti, pesticidi etc.) e dalla grande distribuzione organizzata. Considerando l’arco di tempo tra il 2000 ed il 2016 i prezzi per gli input agricoli sono cresciuti più del doppio rispetto ai prezzi pagati agli agricoltori per i loro prodotti. Se prendiamo per esempio in esame un’azienda tedesca di stampo industriale notiamo che del ricavo avuto da 100 Kg di cereali prodotti, il corrispondente 75% è stato usato per pagare le industrie degli input agricoli. Questa dipendenza dagli input industriali non garantisce una sostenibilità economica dell’azienda agricola, avendo al contrario l’effetto strutturale di renderla fragile e poco autonoma.
9. Lavoratori stipendiati, migranti, donne e giovani sono tra coloro che sono maggiormente colpiti dalle politiche agricole dominanti
I lavoratori stipendiati rappresentano una parte importante del settore agricolo e dovrebbero essere considerati come produttori di cibo a tutti gli effetti. Ogni anno, il settore agricolo dell’Unione Europea dà occupazione ad almeno mezzo milione di lavoratori stagionali provenienti dai Paesi esterni all’Unione Europea. Tra di essi, le donne svolgono un ruolo importantissimo: pur essendo parte di quella forza lavoro, possiedono meno del 22% delle proprietà agricole. Allo stesso modo, prendendo in esame il caso italiano per quanto riguarda il settore agricolo e la componente migrante dei lavoratori, vengono impiegati intorno ai 430.000 lavoratori ogni anno tramite un’intermediazione illecita (caporali), dei quali almeno un quarto è vittima di gravi forme di sfruttamento. La grande maggioranza proviene dall’Africa, dall’Est Europa, dai Balcani, dall’India e dal Pakistan.
10. Contro queste tendenze, i contadini e i loro alleati stanno combattendo in ogni parte d’Europa
Nel 1969, Sicco Mansholt, Commissario Europeo dell’Agricoltura e pioniere della PAC, lanciando il piano di modernizzazione dell’agricoltura europea, predisse che le piccole aziende agricole sarebbero presto scomparse. Nel 2017, i contadini d’Europa sono uniti senza distinzione di classi, razza, genere, attraverso le frontiere. Queste nuove convergenze tra persone implicano una compenetrazione delle questioni agrarie, lavorative, ambientali e politiche, e stanno facendo nascere nuove forme di lotta e solidarietà in ogni parte d’Europa e del mondo.
Mani Tese appoggia e sostiene la mobilitazione di Via Campesina e del suo Coordinamento europeo.
Per approfondire
La Via Campesina è il più grande movimento internazionale della società civile contadina, nato nel 1993 a Mons in Belgio. Mette assieme milioni di contadini, piccole e medie aziende agricole, braccianti (con una particolare attenzione per la rappresentanza femminile, migrante e di tutti i “Sem Terra”). Questa coalizione ha definito il concetto di sovranità alimentare nel 1996, in alternativa alla sicurezza alimentare proposta lo stesso anno dalla FAO durante il World Food Summit. La Via Campesina porta avanti da allora una battaglia affinché l’ideale della sovranità alimentare diventi realtà, difendendo la piccola-media agricoltura davvero sostenibile. Il suo Coordinamento Europeo è formalmente riconosciuto nel 2008 e mette assieme 27 associazioni di produttori (su scala nazionale e regionale), lavoratori agricoli e organizzazioni rurali di 17 Paesi europei. Il Coordinamento è membro della Via Campesina e ne è il suo specchio regionale. Si mobilita a favore dei diritti dei contadini per un’agricoltura locale e “biodiversa”, affinché le politiche ed i finanziamenti europei all’agricoltura vadano in una direzione di equità e sostenibilità nel rispetto delle comunità coinvolte.
Contenuti liberamente tratti dal sito www.eurovia.org